sabato 13 giugno 2020

Step #24

A partire da una prima definizione e contestualizzazione etimologica e linguistica, abbiamo sviscerato il termine "segnale" sotto le più svariate ramificazioni, cercando di darne una visione quanto più d'insieme possibile. E si è cercato di fare ciò nei più svariati ambiti, dall'ambito economico-sociale, filosofico, sia contemporaneo che non, (anche di natura molto ancestrale) a quello letterario. Quest'ultimo è stato ampliato anche più degli altri, dal semplice giornalismo moderno al tirare in ballo autori come Ungaretti, Pirandello, Leopardi o Christopher Marlowe, dando però luogo a diverse istanze che variano e non di poco tra uno scrittore e l'altro. Invece, parlando di arti, non ci siamo fermati a quella letteraria, ma abbiamo spaziato anche in quelle figurative (trovando anche un'immagine a mio avviso particolarmente riassuntiva ed ammaliante) e cinematografiche, e queste ultime hanno trovato riscontro anche in ambito pubblicitario. Tuttavia ne sono state analizzate anche altre accezioni, sicuramente più moderne, che risiedono nel campo ingegneristico ed elettronico in generale, ma anche in campo bellico e comunicativo quando si è parlato degli aspetti etici del termine. Ed infine si è cercato anche di plasmare qualcosa che non si fermasse all'analisi di concetti già esistenti, ma che provenisse in prima istanza dall'inventiva del sottoscritto, e tutto ciò è stato concretizzato attraverso un abecedario, una mappa concettuale ed una serie tv con un dialogo allegato.

giovedì 11 giugno 2020

Step #23


Step #22

PUNTATA 1
Distruzione, devastazione, apocalisse, morte. Come diceva Schopenhauer, la storia è un teatro: cambiano gli attori, cambiano le sceneggiature, ma il copione è sempre lo stesso. L'ennesimo conflitto si è verificato in una realtà futura e distopica in cui il genere umano ha deciso di colonizzare un pianeta del quale solo a posteriori è stata verificata l'abitabilità, Proxima b, dato che solo la Terra era ormai insufficiente per rispondere ai bisogni di un'umanità sempre più spaventosamente sovrappopolata. E per evitare uno scenario apocalittico come quello pensato da Thomas Malthus (in cui la pressione demografica con tutte le sue implicazioni economico-sociali sarebbe stata causa della fame nel mondo e del caos), la divisione del genere umano in due pianeti si è dimostrata sì una buona scelta sotto alcuni punti di vista, ma sempre più deleterio sotto altri dato che col formarsi di due fazioni, le rivendicazioni ad un certo punto non divennero più sostenibili e scoppiò un nuovo conflitto questa volta interplanetario, il più grande che si sia mai visto. E data l'avanguardia delle armi a disposizione dei due mondi, l'effetto fu così devastante ed incontrollato da non lasciare nessun abitante nei due pianeti. Nei due pianeti, non nello spazio circostante ed oltre. Sì, perchè effettivamente due individui riuscirono a salvarsi, uno dalla Terra ed uno da Proxima b, avvalendosi di mezzi di fortuna e lanciandosi nello spazio una volta vista la criticità della situazione.

PUNTATA 2
Così ai due non era rimasto più nulla materialmente parlando, solo scorte di cibo e tutta l'avanguardia tecnologica che il mezzo che li accompagnava possedeva. Tra queste cose, uno dei due trovò il modo di mandare dei segnali radio in codice morse che si propagavano nello spaziotempo, in cerca di un disperato tentativo di riconciliazione con una qualsiasi altra forma di vita. Più il tempo passava e più le sue speranze di un possibile riscontro si affievolivano. I due mezzi erano rimasti in orbita attorno a quel che rimaneva della Terra e di Proxima b, e tra i due pianeti vige una distanza di poco più di 4 anni luce, quindi possiamo ben immaginare i tempi di percorrenza del segnale spedito. Però, dopo un tempo accostabile a quello sovracitato, il segnale pervenne alla persona che stava orbitando attorno a Proxima b.

PUNTATA 3
Una volta giunto, chi lo ricevette scrisse una risposta per il diretto interessato, che ci mise altrettanto tempo ad arrivare. Così tra i due cominciò ad esserci un vero e proprio scambio epistolare (se così si può definire) basato su questi segnali, in cui realizzavano la situazione in cui si trovavano, avendo preso consapevolezza fin da subito degli aspetti temporali attraverso cui si svolgeva lo scambio e del fatto che era l'unico contatto attraverso il cui avrebbero potuto contare all'infuori di sè stessi. I due, nei messaggi, riflettono su quanto senso abbiano ormai perso i valori ai quali sono stati abituati dalla società e su quanto essi possano ormai contare su una dimensione prettamente individuale nella quale la matrice autodeterministica la fa da padrone come non mai. Tutto questo fino alla loro morte, dopo che l'ultimo segnale avrà raggiunto l'altro mezzo da parte di un mittente ormai deceduto.




NB: si noti che nel corso della narrazione non vengono annoverate volontariamente accezioni delle due persone, nemmeno sull'identità sessuale scaturita dalle "etichettature" che i due pianeti hanno conferito ai due individui nel passato poichè tutto ciò è stato perso in una tale condizione in cui predomina l'eterna compagnia solo di sè stessi. Tutto ciò verrà esplicato meglio nel dialogo che seguirà.

sabato 6 giugno 2020

Step #21

Le connotazioni etiche dei segnali possono trovarsi agli antipodi del bene o del male (nelle loro connotazioni convenzionali) spaziando tra tutto ciò che c'è nel mezzo. A partire da un esempio banale, come quello della segnaletica stradale, si può notare come essi siano utilizzati per migliorare qualcosa, o potremmo annoverare anche i segnali di fumo, morse, o anche vocali, spesso cruciali per allontanarsi dalla linea che divide la vita dalla morte (lampante in questo caso è l'esempio dei naufraghi). Purtroppo, sebbene si possa continuare all'infinito la lista delle accezioni positive che questo termine possa avere, come anticipato all'inizio non si può negare l'esistenza di una lista altrettanto lunga su quelle negative. Principalmente ciò trova riscontro in ambito bellico, infatti celeberrima è la frase tratta dal film de "Il Gladiatore" che recita "Al mio segnale scatenate l'inferno!" prima di una battaglia dell'esercito Romano. Anche in tempi moderni si può dare prova dell'utilizzo del concetto in tale campo, in particolar modo per quanto concerne i segnali radio nel corso della seconda guerra mondiale (ed è qui che entra in gioco un'altra accezione del termine nel campo dell'elettronica, ma, come disse Oscar Wilde, "Anche le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni") essenziali per decidere come e quando bombardare l'esercito nemico. In fin dei conti, il concetto di segnale, si può dire sia eticamente positivo o meno? Si dice che "dipende" sia quasi sempre una risposta corretta, ed in questo caso sì, dipende.

Step #18

Abbiamo già trovato una contestualizzazione del segnale nella filosofia classica, oggi faremo lo stesso per quanto concerne la filosofia contemporanea. Il termine, come puntualizzato più volte, è qualcosa che necessita di uno o più enti che lo producono per poter avere luogo. I tipi di segnali più alla mano risultano senz'altro quelli generati dagli esseri umani sotto forma di contatto tra essi, ed Arthur Schopenauer li analizzò dando prova della fallacità della maggior parte di questi: famosa è infatti a tal proposito l'immagine dei porcospini che, stringendosi sempre di più tra di loro, non fanno altro che farsi del male. I segnali tra gli esseri umani sono quindi visti da Schopenauer come qualcosa che non riguarda l'interezza dell'uomo in sè e per sè, ma vengono adoperati solo in vista di un utile (contrapponendosi in maniera totale alla visione aristotelica dell'amicizia). Anche l'amore non si sottrae a questo quadro dal momento che,a detta del filosofo tedesco, si tratta solo di un mezzo per l'andare avanti della Volontà di Vivere. C'è qualche eccezione a tutto ciò? La risposta è positiva: la compassione. Compassione vuol dire letteralmente "patire con" (dal latino "cum patior"), il che è il sentimento più grande che possa esistere tra due uomini dato che si sceglie di addossarsi il male altrui in maniera infinalizzata, o meglio,il fine è la persona stessa (citando Immanuel Kant, "tratta sempre il prossimo come se fosse un fine, mai come un mezzo").

martedì 2 giugno 2020

Step #20

Il concetto di segnale fa comparsa nello Zibaldone di Leopardi, seppur in maniera implicita, nelle riflessioni circa l'importanza dei ricordi. Il ricordo per Leopardi è un segnale che, viaggiando nel tempo, ci riporta alla fanciullezza, facendoci rivivere le pure sensazioni alle quali si è sottoposti generate dalla fervida immaginazione che non ha limitazione in età puerile e che si fa viva nel corso del tempo, costituendo la base della nostra sensibilità che troverà consolidamento prima in età adolescenziale, e poi in età adulta. Ulteriori segnali di ritorno alle suddette sensazioni sono, a detta di Leopardi, parole che riecheggiano nell'indeterminato, nell'antico e nel profondo, che danno all'individuo quel piacere fugace che costituisce l'interezza di una realtà intrisa di dolore e noia.

Step #19

Il segnale, come già detto in post passati, nella sua connotazione che va più nel quotidiano rappresenta un'estrema sintesi coglibile al volo da parte degli individui tramite le convenzioni che ne scandiscono la natura. Sintesi che però è matrice di assolutezza delle cose che di scarnificazione di esse (sia in maniera conscia che non) e, in un certo senso, abnegazione della possibile profondità riscontrabile in esse. Nel post a proposito di Pirandello abbiamo visto come la mancanza dei segnali in senso introspettivo fossero ormai una realtà appurata. Alla base di questo pensiero utopico sta qualcosa che va ben oltre, consistente nella privazione dei segnali in senso esterno (coerentemente con la definizione data all'inizio del post). Un mondo senza segnali quindi, in cui i vincoli introdotti da essi sono completamente affievoliti e gli individui potranno finalmente trovare una dimensione introspettiva delle cose, ponendo in atto la propria autodeterminazione senza soggiogamenti esterni che impongano qualcosa di predefinito e che tolgano qualsiasi possibilità di interpretazione alle cose, con conseguente corrisposizione da parte dell'individuo e realizzazione della propria autodeterminazione.

Step #17

A=Anomalo
B=Bilanciamento
C=Convenzione
D=Di fumo
E=Entità
F=Frequenza
G=Gestione
H=Hertz
I=Intensità
L=Luce
M=Maxwell
N=Notazione
O=Onda
P=Potenza
Q=Quanti
R=Rilevazione
S=Segno
T=Tensione
U=Ululato
V=Voltmetro
Z=Zirlo

domenica 24 maggio 2020

Step #15

Il concetto di segnale trova riscontro all'interno de "I limiti dello sviluppo" in maniera un po' analoga a quanto detto nel post del riscontro del termine all'interno della pandemia, ovvero attraverso le decodificazioni degli esperti sul presente del genere umano per dare una sorta di predizione su ciò che ci aspetterà in futuro sul nostro pianeta (se si potrà ancora chiamare tale date le previsioni apocalittiche contenute nel testo). Sono tanti i fattori attraverso i quali gli esperti riscontrano segnali circa il destino del nostro pianeta, quali l'utilizzo e l'evoluzione dei mezzi di produzione e consequenzialmente dei beni fondamentali di sostentameno, l'esponenziale crescita tecnologica e via dicendo.

Step #16

Come delineato nello step #13, il termine "segnale" trova grande riscontro nel campo dell'elettronica, ed è proprio in quest'ambito che ora troveremo una sorta di "testimonial" di questo concetto: James Clerk Maxwell. Egli portò avanti studi e scoperte per quanto concerne l'elettromagnetismo (quale ad esempio il fatto che le onde elettromagnetiche, ovvero oscillazioni del campo elettromagnetico, viaggiano alla velocità della luce, e di fatto che la luce stessa fosse un'onda elettromagnetica) che lo portarono a scrivere un monolitico sistema di quattro equazioni (di natura differenziale) che ancora oggi riassumono praticamente tutto l'elettromagnetismo.
 

Step #14

I segnali hanno raggiunto ormai in epoca moderna un ruolo fondamentale per quanto concerne il passaggio (in maniera convenzionale) di informazioni tra gli individui, e la mancanza di essi può essere causa di incomprensioni se non addirittura di danni. E' questo ciò che accadde in un articolo narrato datlla testata "studio cataldi" (dove il termine trova riscontro nell'utilizzo comune dei segnali stradali) nel quale si parla di un incidente tra due veicoli tra le quali cause annoverate dai conducenti, figura la mancanza di un segnale stradale di "STOP" (a detta del conducente, da sempre lì presente) che sarebbe stato il principale motivo di collisione.
Di seguito riportata la fonte:
https://www.studiocataldi.it/articoli/28920-incidente-stradale-non-responsabile-il-comune-se-manca-il-segnale-di-stop.asp

Step #13

Il termine "segnale", come da definizione data nel primo post, trova un suo grande riscontro in campo ingegneristico ed in particolar modo in quello elettronico, nel quale il termine viene identificato come una denominazione generica di tensioni o di correnti elettriche o di radioonde applicate all'ingresso di un'apparecchiatura o all'uscita della stessa. Esiste una branca vera e propria dell'elettronica, denominata non a caso come "teoria dei segnali" che si occupa della definizione della natura matematica e statistica di essi, definendoli generalmente come funzioni matematiche nel tempo.




mercoledì 29 aprile 2020

Step #12

Possiamo trovare il concetto di segnale nella prova ontologica dell'esistenza di Dio trattata nella quinta delle "Meditazioni Metafisiche" da Cartesio. In verità non fu lui a formularla per primo, ma Sant'Anselmo d'Aosta molti secoli prima, tuttavia Cartesio sviluppò questa teoria contestualizzandola nel suo pernsiero e portandola così in grande. Questa teoria parte dal cogito ergo sum, ovvero il principio secondo il quale il solo dubitare fa sì che l'uomo esista in quanto entità pensante, e da tutto ciò si può ricavare il segnale dell'esistenza di Dio argomentando col fatto che l'esistenza dell'uomo in quanto essere pensante deve per forza derivare da qualcosa, quindi il solo pensiero è sufficiente come segnale che Cartesio ha interpretato come prova dell'esistenza di Dio. Tutto ciò però fu messo in discussione anni dopo da Immanuel Kant col famoso esempio recitante "Pensare di avere 100 talleri prussiani non fa sì che io li abbia realmente" (l'oggetto in questione è la moneta dell'epoca).

Step #11

Sono ormai mesi che è stata avviata la mobilitazione contro l'espandersi del covid-19. In tutto ciò, gli esperti hanno sempre fatto riferimento a determinati segnali che si sono susseguiti durante l'espandersi del contagio. Qui, questi segnali perdono ogni connotazione oggettiva per ovvietà di ragioni lasciando libera interpretazione di essi stessi agli esperti, che hanno diretto i governi nelle loro scelte precauzionali trovando nella suddetta "curva dei contagi" qualcosa di più che un semplice grafico riuscendo spesso anche a prevedere come essa si sarebbe sviluppata sulla base dei segnali che solo chi ha specifiche competenze è stato e continua ad essere in grado di cogliere.




venerdì 17 aprile 2020

Step #10


Abbiamo già visto come il nostro oggetto di studio faccia comparsa nella televisione in ambito pubblicitario, oggi volgeremo il nostro sguardo a quello cinematografico."Segnali dal futuro" è un film di Nicolas Cage risalente al 2009. Qui il concetto di segnale, come si evince dal titolo, rimane centrale per tutta la durata del film: ciò è palpabile fin dall'inizio, in cui una bambina di nome Lucinda mette in una capsula del tempo della sua scuola (che verrà aperta dopo 50 anni) un foglio pieno di numeri apparentemente senza significato, ma che verrà trovato dal protagonista 50 anni dopo quando la capsula verrà aperta. Apparentemente senza senso potrebbero sembrare anche le voci che sente in continuazione la bambina, così come sua nipote 50 anni a posteriori insieme al figlio del protagonista, ma il significato di esse sarà coerente con quello dei numeri, che si traducono in continui segnali per un destino spiazzante dell'umanità che si fa sempre più grande.

mercoledì 15 aprile 2020

Step #08

Il Gorgia è uno dei più famosi dialoghi di Platone, ed oggi analizzeremo uno dei tre atti in cui è partito, in particolare il terzo, che vede protagonisti Socrate e Callicle. Dopo una prova di netta superiorità da parte di Socrate, Callicle era ormai sul punto di abbandonare il dialogo quando Socrate pronunciò un mito come epilogo: in questo racconto, ambientato al tempo di Crono, Socrate parla del fatto che gli uomini venissero giudicati dopo la morte da parte di giudici che però, in quanto pur sempre uomini, erano vittima di imbrogli e il loro giudizio veniva fuorviato da quello di altri imputati. Così, ancora una volta troviamo l'intervento di una divinità, ovvero Zeus nominò tre sapienti giudici (anch'essi sovrannaturali) per ovviare a questa cosa che riconoscevano nei segnali di varia natura degli uomini (ad esempio le cicatrici o comunque un qualche segno che fosse chiara prova di una condotta poco blanda) che gli si presentavano davanti, dando un giudizio assoluto e basato su segnali che potevano tastare in prima persona.



step #09

Abbiamo visto come il termine "segnale" presenti svariate sfaccettature, una di queste è quella del simbolo, concetto con cui spesso esso riscontra una chiara equivalenza semantica. Presento così quello che è da molti considerato come il manifesto del simbolismo di fine '800, ovvero "L'apparizione" di Moreau. Qui è raffigurata la testa di battista che appare di fronte a Salomè, simboleggiante il suo delitto accompagnato dal suo rimorso, il tutto condito da un'atmosfera costituita da luci soffuse e misticheggianti e forme dissolventi, quasi distorte che immettono l'osservatore nell'ottica simbolica ed eterea del quadro.

Step #07

La poesia di cui parlerò in questo post ci è pervenuta a nome di Giuseppe Ungaretti. Qui, delineato in maniera sottintesa il chiaro sfondo bellico sempre ricorrente nelle sue poesie, abbiamo prova di come la parola, ovvero il segnale di cui sempre gli uomini hanno usufruito nonchè presente ancora nella sua forma più pura e primordiale, sia venuta a mancare in un contesto del genere e il suo tentativo di riaffermazione è paragonato a quello di un foglia tremante, mettendo in luce la caducità dell'uomo di fronte alla situazione e quanto valore possa avere un'interazione attraverso il suddetto segnale con gli altri uomini che egli definisce "fratelli", indipendentemente da quale schieramento essi siano.
Di seguito riportata la poesia:


Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

mercoledì 8 aprile 2020

Step #06

Precedentemente si è definito il segnale come una sorta di "raccordo" o meglio, un'entità universalmente riconosciuta che mette in relazione uno o più individui, ma cosa accade se queste grandi entità perdessero di universalità frammentandosi individuo per individuo? Bene, è più o meno quel che succede, o meglio, di cui si vuole dar prova nel "Fu Mattia Pascal" di Pirandello, in particolar modo nel passaggio in cui il personaggio Anselmo narra ad Adriano Meis (il protagonista) la cosiddetta "filosofia del lanternino", o anche detta "lanterninosofia", in cui Anselmo parla del suddetto lanternino di ognuno di noi, unica fonte, seppur distorta, delle nostre concezioni della realtà, dicendo che un tempo i popoli avessero dei lanternoni di colori differenti da popolo a popolo che si contraddistinguessero, uniformando il tutto e dando una grande prova della definizione ripresa all'inizio di questo post (sempre per quanto concerne il singolo popolo), però Anselmo racconta di come ormai ad ognuno di noi sia rimasto solo un personale lanternino su cui contare, dalla luce fioca e diversa l'una dall'altra e che quindi riguarda solamente l'individuo in sè e per sè, e qui Pirandello si dimostra un maestro nell'attribuire un significato ampio al lanternino e di come ormai, grandi segnali (nella loro accezione più generale, ovvero quella di unità universalmente valide che mettessero d'accordo tutti) provenienti dall'alto (i lanternoni) si siano scoperti concettualmente privi di motivo di esistere. 

giovedì 2 aprile 2020

Step #05

Non di tutto ciò che viene pubblicizzato si può dare prova in maniera diretta: esempio lampante ne sono le pubblicità di profumi le quali, impossibilitate dal mostrare la fragranza in maniera diretta, fanno ricorso a raffigurazioni che personificano qualcosa di universamente riconosciuto come un qualche attributo, e quest'ultima frase corrisponde in maniera particolarmente affine alla definizione di "segnale" che era stata data nei primi post. Esempi di queste raffigurazioni possono essere trovate ad esempio nella pubblicità della Dior, che allude ad una sensazione di etereità e chiara raffinatezza, qui di seguito riportata la pubblicità in questione:


Oppure, riportando un altro esempio (se ne potrebbero tirare in ballo davvero tanti), parliamo ora di un'altra famosa pubblicità (anche più pomposa ed altisonante rispetto alla precedente se vogliamo) marchiata Giorgio Armani, che raffigura immagini da cui è ben recepibile il messaggio della naturalezza e della spensieratezza, il tutto trova una quasi esplicitazione di questi concetti alla fine del video quando viene mostrato il nome del prodotto, ovvero "Acqua di Gioia".




mercoledì 1 aprile 2020

Step #04

Di segnali da parte di divinità nella letteratura sia classica che moderna ce ne sono stati, ma oggi vorrei parlare di uno dei punti più alti e rappresentativi della letteratura che presentano questo aspetto, ovvero il celeberrimo Doctor Faustus dello scrittore inglese Christopher Marlowe. Qui vi è il protagonista, rappresentato da Faust che, non soddisfatto della sua (già di per sè immensa) conoscenza, vuole andare ancora oltre e raggiungere il picco dello scibile umano e non. Così la sua vita subisce una scossa dirompente quando gli perviene il segnale della più sinistra e malevola divinità, ovvero Lucifero, che gli propone attraverso Mefistofele di ottenere ciò che egli voleva, ma a patto che 24 anni più tardi la sua anima sarebbe andata a Lucifero. Così Faustus sul momento accetta, ma 24 anni più in là gli perviene nuovamente il segnale della divinità che lo avvisa dello scadere dei suoi minuti, così Faustus si tuffa in uno dei soliloqui più belli e magniloquenti che la storia della letteratura abbia mai conosciuto, senza riuscire però ad abnegare il suo dannato, imminente destino.


 

mercoledì 25 marzo 2020

Step #03


Steps #01 bis & #02

Le radici del termine "segnale" possono essere trovate nel latino tardo "signale", come delineato nell'ultimo post, il che poteva assumere svariati significati alla fine tenuti insieme da una matrice comune che trovava piena corrispondenza nel termine come lo conosciamo oggi almeno per quanto riguarda il suo senso più generalizzato. In linguistica moderna spesso e volentieri non esiste una vera e propria corrispondenza del termine con l'italiano, tant'è che lingue come il cinese o il tedesco adoperano vere e proprie parole differenti a seconda dei contesti, ad esempio in cinese con l'ideogramma  信号 si intende un segnale di tipo telepatico, mentre l'ideogramma 信號 annuncia un segnale d'inizio: è bene notare che in questi due casi la prima parte ella parola è pressochè uguale e vuol dire "lettera", il che sembrerebbe alludere ad una comunanza di qualcosa proveniente da un ente di natura umana, nel primo caso in maniera implicita, nel secondo caso in maniera esplicita. Esistono molte altre rappresentazioni del termine in questa lingua completamente diverse tra di loro, ma mi esenterò dall'enumerarle per non appesantire in maniera eccessiva il qui presente post.
Ma del suddetto termine c'era traccia anche in un passato ancora anteriore rispetto all'epoca del latino tardo: in greco moderno la traduzione per il termine risiede in "σήμα" (sema), il quale è un termine che compariva già nel greco arcaico col significato di "prigione" in senso ampio, basti pensare ai pitagorici che accostavano il suddetto termine a "σῶμα"(soma, che significa "corpo"), definendo il corpo come una prigione per l'anima. Prigione che però allude ad una vicinanza, anzi, convivenza di due aspetti ontologicamente fondamentali per la concezione dell'uomo (corpo ed anima appunto), ed è effettivamente questo il significato intrinseco che, tramandato nel tempo, è giunto a noi oggi: qualcosa atto all'interazione tra due corpi, dal lato più esterno a quello più introspettivo: nel prossimo post potrà essere visualizzato tutto ciò riassunto in una sola foto.

venerdì 20 marzo 2020

Definizione - Step #01

Segnale:
Entità di natura variabile atta a creare un'interazione tra due o più corpi riconosciuta da essi in maniera convenzionalmente appurata.
es. tra persone (perlopiù di natura ottica od acustica)dareattendereaspettarevederesentirericevere il s.il comandante diede il s. della battagliail s. d’attaccoil capostazione fischiò per dare il s. della partenzaal s. convenuto si mossero tutti insiemefare segnali con razzicon fumatecon fuochicon le bracciacon le bandiereagitando un panno, ecc.; s. radioelettricisegnali di soccorso, in alpinismo, indicazioni di richiesta di aiuto, consistenti nella reiterazione di richiami acustici o ottici emessi a intervalli regolari, oppure nell’assunzione di particolari posizioni delle braccia, ognuna delle quali corrispondente a uno specifico messaggio; s. acustici e luminosi, di cui si servono i guidatori di autoveicoli per avvertire della loro presenza, del cambiamento di direzione, ecc. (fonte: Dizionario Treccani); 

es. tra cose: In elettrotecnica, e spec. in elettronica, denominazione generica di tensioni o di correnti elettriche o di radioonde applicate all’ingresso di un’apparecchiatura (s. d’entrata) o disponibili all’uscita dell’apparecchiatura stessa (s. d’uscita): s. a bassa frequenzas. a radiofrequenzas. modulatos. audios. videos. impulsivos. sinusoidales. a gradinos. a dente di sega, ecc.; generatore di segnali, dispositivo che genera in uscita segnali di forma opportuna e di ampiezza e frequenza variabili, a scopo di misurazione, controllo, temporizzazione, ecc.; s. di cadenza (è spesso usato il termine inglese «clock»), segnale di frequenza fissata che regola la temporizzazione di un circuito sequenziale, in partic. di quelli alla base dei microprocessori e dei calcolatori elettronici; (fonte: Dizionario Treccani)


L'etimologia del termine va trovata nel latino tardo con "signale", neutro sostantivato dell'aggettivo "signalis", derivazione di "signum" ossia segno, il quale conserva vari significati quali ad esempio presagio, costellazione, statua, sigillo, sfrego, insegna. Termini apparentemente disconnessi tra di loro e di forte variabilità sulla base del contesto, che conservano però un aspetto fondamenale:il convenzional rappresentare qualcosa di universalmente riconosciuto attraverso un impatto inerente la sfera perlopiù visiva, ma comunque sensoriale.